martedì 9 dicembre 2008

ANTIFASCISMO MILITANTE PER NICOLA

“Nicola è ognuno di noi. Per sconfiggere insieme la paura. Scendiamo in Piazza per svegliare una città che troppe volte ha girato la testa. Non deve farlo questa volta. Non deve farlo mai più. Mobilitiamoci e riprendiamo la parola prima che l’ipocrisia riscriva anche questa storia. Per una Verona libera dalla paura e dall’odio, per una Verona libera da vecchi e nuovi fascismi, per una città libera dall’intolleranza, dal razzismo, dall’ignoranza.”


Così iniziava l’appello scritto dai compagni di Verona che il 17 maggio scorso hanno convocato una manifestazione nazionale a seguito dell’uccisione dell’ennesimo ragazzo per mano di fascisti. Nicola è morto nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio. Ucciso in pieno centro, a Verona, da un gruppo di 5 fascisti. Risalire al motivo di questa uccisione poco importa, forse per una sigaretta negata, forse per i capelli lunghi o forse per un orecchino di troppo. Ciò che conta è che Nicola, agli occhi di chi l’ha ucciso, era un “diverso” e per questo meritava la morte. I suoi amici, presenti al momento del pestaggio ma non gravemente feriti, raccontano di pochi minuti di panico, di violenza “bestiale”, tanto immotivata, quanto improvvisa.

I compagni di Verona riferiscono che da anni squadracce di fascisti girano per la città a fare “pulizia”, rivendicando il diritto assoluto su un territorio che dichiarano, oramai, essere loro. Il sindaco Tosi, che senza imbarazzo partecipa a cortei neofascisti con saluti romani e croce celtiche, ha negato fino all’ultimo la matrice politica di tale gesto, cercando di minimizzare la gravità dell’accaduto e parlando di lite fra ragazzi, di “futili motivi”. Anche la polizia per alcuni giorni ha cercato di coprire ogni collegamento con le organizzazioni di estrema destra e i giornali con le televisioni hanno prestato il fianco a questa versione dei fatti. Questo modo di agire non ci sorprende, vediamo sempre più spesso, ma soprattutto in maniera sempre più esplicita, la cosiddetta “destra istituzionale” intrattenere rapporti con le organizzazioni neofasciste, legittimandole e offrendo loro copertura politica in alcuni casi, utilizzandole per il proprio tornaconto in altre. In linea con la posizione del sindaco Tosi e della polizia lo stesso Fini, dagli studi di Porta a Porta, sosteneva che l’omicidio di Verona fosse meno grave delle bandiere d’Israele bruciate a Torino, poiché nel primo caso era assente un “riferimento ideologico”, nel secondo no, in quanto i responsabili appartenevano a un centro sociale di sinistra.

Il corteo del 17 maggio ha raggiunto Piazza delle Erbe, salotto bene della città e ritrovo dei neofascisti, respingendo i diversi tentativi di provocazione da parte della polizia.
Migliaia di persone provenienti da tutta Italia hanno attraversato le vie della città, ricordando Nicola e portando solidarietà a tutti i veronesi che non accettano la cultura imposta dal sindaco Tosi e dall’estrema destra cittadina.
Verona, città simbolo del “Veneto che lavora”, finge di non vedere tutto ciò e si nasconde dietro il finto problema della “sicurezza” per giustificare i sempre più numerosi atti di violenza contro i migranti, i militanti di sinistra, i senza fissa dimora, gli omosessuali...
Nicola è uno dei tanti che in questi anni è stato aggredito, uno di quelli che alla Verona “pura” non piace.

E’ importante oggi più che mai farsi delle domande, come movimento antagonista, sul perchè, nonostante l’ espansione e il radicamento dei fenomeni di estrema destra, ci sia una parte del movimento che considera l’antifascismo militante una pratica confinata nella storia. Questa parte del movimento pensa che si debba parlare di “contrapposizione” solo nei momenti di assoluta necessità e che per combattere il fascismo basti trasformarlo in altro o mascherarlo con altri temi. Verona e Roma sono due città che oggi pagano le scelte fatte in questa direzione da alcuni centri sociali e da alcune aree dell’antagonismo in generale, che hanno deciso di non stare al centro del conflitto lasciando, di conseguenza, molto terreno libero al radicamento dei fenomeni di estrema destra.
Come redazione di Informazione Antifascista pensiamo che quella dell’antifascismo militante sia l’unica scelta che paghi, l’unica in grado di sottrarre spazi e agibilità politica ai neofascisti.
Le pensavano come noi migliaia di compagni e compagne che il 17 maggio sono scesi in piazza a Verona, convinti che riprendersi le strade e i quartieri della propria città sia fondamentale e che solo opponendosi alle destre con continuità e determinazione si possa dare loro una reale battaglia politica.

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