martedì 1 aprile 2008

COPERTINA NUMERO ZERO

SOMMARIO NUMERO ZERO

pagina 3

EDITORIALE NUMERO ZERO

Rieccolo; InfoAntifa ritorna. Sono passati molti mesi dall’ultimo numero, nel quale parlavamo del quartiere, di come fosse urgente riprendere le strade e le piazze, marcando la propria presenza con un protagonismo sociale indispensabile per togliere terreni d’agibilità alle forze delle destre. Purtroppo poco è cambiato, anzi la situazione sembra essere irrimediabilmente caduta in un clima anni 30, con caccia agli immigrati e campi nomadi dati alle fiamme, con una costante attenzione alle mille facce del nemico interno, immigrati appunto, ma anche barboni, lavavetri, mendicanti, zingari, ultras, e poi ancora chi protesta, il popolo di Carlo Giuliani, quelli che fin dal primo momento hanno rivendicato le giornate di lotta di Genova, chi resiste ai rigurgiti fascisti di Milano e Torino. Le misure legalitarie del governo di centro-sinistra hanno solamente accelerato un processo di criminalizzazione dell’altro, ponendo come punto di non ritorno la necessità di norme più severe, draconiane e irreversibili. Secondo quest’analisi bisognerebbe reprimere con l’uso della forza, della militarizzazione del territorio, e con restrizioni delle libertà personali, tutto ciò che preventivamente potrebbe diventare pericoloso, nocivo, violento. Ma in un’epoca dove lo stato è mantenuto assieme solamente più dalla burocrazia, dalla polizia e dalle leggi, dove in sostanza si sgretola l’apparato nazionale e rimane solo un’ossatura istituzionale, dove la liquidità è la quarta dimensione dello spazio, in cui cioè le differenze in uno stesso luogo si mescolano in un caotico movimento, qualsiasi categoria può diventare a rischio, chiunque può essere il nemico. Qualsiasi categoria a patto che sia economicamente svantaggiata; i grandi della terra, quelli che democraticamente scatenano guerre per “la pace”, che massacrano, affamano e rendono poveri milioni di persone, questi non sono considerati nemici. Bisogna quindi immaginarsi, ma ci va poco perché non siamo poi così lontani, uno stato di polizia costante a guardia degli interessi dei pochi, sulle difficili vite dei più. Intanto le condizioni economiche di migliaia di famiglie peggiorano, tanto da doversi affidare a pagamenti rateali, mutui decennali, carte di consumo. In questo scenario, difficile e pesante, si ritorna a Genova, in 100.000. Le accuse per gli indagati sono di saccheggio e devastazione, dagli 8 ai 15 anni di reclusione. Stessi reati usati per i compagni di Milano che hanno rivendicato l’antifascismo come valore, come condizione imprescindibile, come lotta. Stessi reati per i compagni di Torino, accusati di aver riportato in piazza l’antifascismo e l’antirazzismo. Il processo all’antifascismo quindi, in una cornice piena di ombre nere, simili a quelle del passato triste e sanguinario italo-tedesco, non è più solo una questione d’ordine pubblico, fuori dalla mera estetica dello scontro, ma di ordine sociale. Tant’è vero che la discriminante della pericolosità sociale, fattore preventivo e a discrezione di chi lo determina, segna in modo indelebile il salto di qualità tra opposizione/repressione e alterità. In questo modo si legittima a livello istituzionale, in modo esplicito, la presa delle destre reazionarie e fascistoidi del terreno sociale, con la riproduzione di modelli razziali e xenofobi. C’è persino chi, nel delirio ideologico di questi tempi, immagina che le classi siano finite, e con esse anche le differenze politiche. Se per politiche si intende partitiche probabilmente è vero, perché tutti (o quasi) sono intenti a dare battaglia sul terreno della dialettica, sulla costruzione di ampi contenitori american style, rappresentazioni delle élite economiche e dei potentati, che esauriscono la loro funzione nella guerra per la spartizione delle finanze pubbliche, e non nella realizzazione dei bisogni. Se invece si estrapola un ragionamento più generale, sociale ed economico, probabilmente non si è mai avuta, come in questo momento, una distanza così ampia tra gli estremi sociali; un modello a piramide dove quelli alla base, tantissimi, reggono l’intero peso della struttura.
E poi c’è la questione poliziesca. Quella di un ragazzo ucciso volontariamente da uno sbirro. E se la frase fosse finita qui bisognerebbe, purtroppo, chiedersi quale? Già, perché in Italia, quella di ieri e quella di oggi, i proiettili casualmente uccidono. Si dice che è un caso, fatalità, ma i colpi sono sempre esplosi ad altezza uomo. E la lista continua ad allungarsi, senza mai nessuna giustizia, quella sociale si intende, non quella delle assise.
«Senza giustizia…nessuna pace», recitava uno slogan. E non si può sorvolare sul fatto che questa società sia in guerra perenne, sia nelle dinamiche dei conflitti globali, quelli in Irak, in Palestina, e in centinaia di altri paesi, sia nelle metropoli, nelle banlieues che si infiammano di nuovo. Non possiamo che esprimere la nostra vicinanza a chi, oggi come ieri, decide di lottare per la conquista di una libertà, di un bisogno, di uno stato, contro ogni sfruttamento, ogni prevaricazione, ogni violenza.
In questo numero di InfoAntifa troverete molti spunti, un’organizzazione nuova dello spazio del giornale (anche un nuovo formato!), ed un nuovo progetto editoriale che non si limita a questioni estetiche, ma ha come obbiettivo la riaffermazione di uno strumento, appunto InfoAntifa, di discussione per degli antifascisti, e quindi indirettamente di dialogo e di unione, a prescindere dalle differenze. Non siamo qui a proporre forme o ad indicare la via, ma semplicemente a riprendere mano ad un progetto che vorremmo fosse condiviso e partecipato da tutti. Mandateci quindi i vostri articoli, le vostre impressioni, le riflessioni, gli appuntamenti antifascisti, sull’indirizzo di posta. Ci sono altri due modi per aiutare InfoAntifa; il primo è quello di organizzare benefit, cene sociali, concerti o quant’altro…il secondo è quello di organizzare una presentazione di questo numero nella vostra città.
Ed ora veniamo alla scaletta. Si parlerà di ultras e di quanto successo a Roma, della situazione dei processi agli antifascisti (di Torino e Milano), delle lotte degli antifascisti (a Parma, Milano, Livorno, ma anche a Madrid, dove un altro compagno è stato ammazzato dai fascisti), dei revisionismi di Pansa, uno pronto a saltare sulla barca del vincitore e del più forte, e disposto a dialogare con i neofascisti. E ancora potrete leggere un intervento di Marco Revelli sulla trasmutazione di Torino da città fabbrica a città evento, valida per molti altri contesti. E poi la storia con due focus; quello sui franchisti fatti beati dal papa, e quello su Genova 1960. Troverete anche un articolo sulle nuove destre in Europa e alcune rubriche; quella del cinema, quella dei libri, quella della musica. Infine, dai prossimi numeri arricchiremo la scaletta con interviste a compagni e compagne di varie realtà locali facendo il punto con loro in merito alla situazione dell’antifascismo.
Un’ultima cosa; InfoAntifa uscirà una volta ogni tre mesi, chi fosse interessato ad acquistare delle copie può visitare il blog www.infoantifa.blogspot.com o scriverci a infoantifa@gmail.com
Chiudendo questo primo editoriale vogliamo dedicare il numero a Giovanni Pesce, un antifascista, un gappista, un compagno, uno che ha combattuto strada per strada le ingiustizie e la violenza fascista, razzista, capitalista. Sappiamo che il suo insegnamento ci riporta all’oggi e al nodo importante che l’antifascismo e gli antifascisti devono in ogni caso svolgere; quello di riprendere l’agibilità politica su di un territorio, radicando la propria presenza e vivendo in prima persona le contraddizioni del presente.